Anche per una come me, che con la speranza va a braccetto, la coccola, le fa il solletico, ci passa intere giornate a ridere insieme, da un po’ è faticoso sentirla amica.
Questo tempo sospeso, intriso di dolore e paura, incredulità e rabbia, mi paralizza le mani, i respiri e i pensieri.
Quante volte in questi giorni ho guardato il foglio bianco pronta a riempirlo di lettere e punteggiatura, e quante volte – ogni volta in realtà – mi sono poi bloccata. Perché ogni pensiero, ogni emozione, ogni parola io possa scrivere, adesso mi sembra vuota, priva di senso, banale, nulla.
E mi assale l’amarezza.
Come posso vedere ancora il bello in questo mondo che si riempie di orrore?
Come faccio a diffondere la luce se intorno c’è solo buio?
E dove trovo la forza di sorridere quando il cuore non riesce a smettere di piangere?
C’ho pensato tanto, ma tanto, ma tanto.
E alla fine ho trovato un’unica risposta. L’ho sentita sussurrarmela all’orecchio da una vocina che proveniva dritta dritta da dentro.
“Continua a coltivare la speranza – mi ha detto – senza arrenderti mai, senza saltare neanche un giorno, però.
È questo il segreto! Anche quando il dolore sembra più forte, anche quando la rabbia sembra più grande, anche quando il buio sembra coprire ogni cosa”.
E così ho pensato che se posso coltivarla io la speranza, allora ognuno di noi può coltivarne un po’ dentro di sé.
E se poi ne prendesse un seme e lo soffiasse sul cuore di qualcun’altro, quel seme potrebbe attecchire e magari crescere e fiorire.
E tutte quelle speranze, sparse per il mondo e gonfie di sogni, sacrifici, di amore e luce potrebbero costruire – insieme – la pace.
E se poi riuscissimo a farla crescere nei bambini, la speranza diventerebbe la motivazione più preziosa da coltivare perché ci spinge all’azione e ci fa desiderare e praticare soltanto il Bene.
Che bello sarebbe se diventassimo tutti coltivatori di speranza, oltre ogni speranza.
Io voglio crederci e provarci. E tu?