Countdown iniziato!
Meno 8-7-6-5…
Signori e signore ci siamo quasi.
Arriva, eccolo. Il primo giorno di scuola!
Evviva!
Via i fuochi di artificio! Si parte!
Uhm… si parte?
Certo che si parte! Abbiamo una data e un’ora. La scuola inizia. Che vuoi?
Si certo, ma mamma e papà hanno iniziato già da tempo il loro “primo giorno di scuola”!
“Dove lo mandiamo?”
“Con quali maestre?”
“E chi saranno i compagni?”
“E se qualcuno gli mischierà qualcosa?”
“E se non saprà difendersi?”
“E se non è ancora pronto?”
“E se non vorrà mangiare?”
“E se piangerà?”
“E come sono cattiva che lavoro e devo mandarlo per forza!”
“E se…?”
Help! Dottore… lei che ne pensa?
Ne penso che tutto questo ha un volto!
Uno sguardo, un tono di voce della serie:
“Non ti preoccupare piccino mio, la scuola è un posto bellissimo…” che però tradisce emozioni contrastanti e non convince.
Dici che non convince? Chiediamolo al bambino!
“Piccino raccontami tu, convince?”
“Si, questa cosa del grembiulino, dello zainetto nuovo è carina”
“Mamma mi ha detto un sacco di cose, ma… non so, la vedo strana”
“La vedi strana? Perché, che ti ha detto?”
“Ha detto:
Che sono diventato grande.
Che tra qualche giorno andremo a scuola.
Che ci saranno tanti bambini con cui giocare.
Che si saranno le Maestre.
Che ci saranno tanti giochi”
“Embè?” “Che vuoi? Non ti ha detto tante cose belle?”
“Sì, sì, certo, mamma mi ha detto tante cose… in verità non le ho capite tanto bene, ma il problema non sono le cose che ha detto, è proprio lei che mi sembra un po’ strana”.
“Strana? Fammi capire meglio”.
“Sì sorride, certo, forse anche troppo, ma non lo so, qualcosa non mi convince: forse è meglio che le tenga ben stretta la mano”.
“Non si sa mai!”
Parole…
Possiamo dire qualsiasi cosa, ma a due tre anni i bambini vivono nel qui e ora e leggono il mondo attraverso il volto di mamma e le sue emozioni.
“Succederà”, “Ci sarà”, “Scuola”, “Sei grande”, “Maestre”…
Suoni, che presuppongono una capacità di immaginare un futuro, costruire astrazioni e immaginare cose
Per noi tutto ovvio, ma impossibile per un cervello immaturo che vive nel qui e ora.
Ricevo tante lettere piene di “gli ho spiegato”!
Ma “le spiegazioni” con concetti e astrazioni “funzionano” dopo i sei sette anni!
Prima, chi sa spiegare bene è il sorriso e il gioco!
E allora?
E allora scriviamo sul nostro volto che l’asilo è la cosa migliore che si può offrire al bambino!
Non è una necessità perché “devo lavorare”.
Non è “Come sono cattiva, desidero qualche ora di libertà per fare la spesa o qualche servizio”.
L’asilo è opportunità nuove e possibilità di fare esperienze straordinarie!
È un mondo nuovo da esplorare.
È crescita!
Prepariamo quindi il “nostro” primo giorno di scuola!
Ci serve una mamma serena e sicura di fare la cosa migliore possibile per il suo bambino!
Un volto sorridente e fermo che lo sappia dire con uno sguardo!
“È tutto ok piccino, vai!”
E il trauma del distacco?
Nessuna incertezza! La assoluta determinazione di mamma unita al suo sorriso infonde sicurezza!
Per aiutarli permettiamo un percorso graduale:
Lasciamo che i piccoli portino a scuola dei loro giochi e anche qualcosa di mamma da sentire vicina e stringere nei momenti di ansia.
In “medichese” si chiamano oggetti transizionali.
Piccole cose che possono essere il legame sicuro per accompagnare emotivamente i bambini nelle nuove esplorazioni!
La “corda di emergenza” per iniziare ad arrampicarsi da soli!
Poi per i primi giorni potremo stare con loro, in modo via via più defilato, secondo i programmi di inserimento delle scuole.
Il sorriso di mamma che è il porto di partenza, rapidamente si sposterà al sorriso della maestra che presto diventerà il porto di arrivo e sarà il primo allegro e sereno “ciao mamma!” della loro vita!
Coraggio!
Stiamo crescendo!