Storie per piccoli cuori

SOS puntura di zecca

“Dottore mio figlio ha una eruzione sulla pelle…”

Siamo in estate: tra scottature, eritemi, dermatiti irritative e qualche esantema… mi aspetto la telefonata stagionale classica!

E invece…

“Dottore può essere l’eritema migrante della malattia di Lyme?”

“Sta girando in internet e ho visto una fotografia che sembra proprio quella del mio bambino! Ma noi siamo stati in casa: dove la prendeva questa zecca!”

Nelle nostre zone marine non è frequente parlare di zecche ma dopo zanzare, calabroni, vespe e ragni violino sembra proprio che anche le zecche reclamino il loro spazio!

Ok è giusto, anche loro hanno diritto ed è vero che particolarmente in alcune zone non è raro incontrarle.

Le zecche possono iniettare germi che possono provocare malattie.

Come le zanzare: pungi qua pungi là possono diventare veicoli di trasmissione tra animali e uomo. (I veterinari le conoscono molto meglio dei pediatri).

Ma non vi racconto le malattie. Non vi dico sintomi terapie ecc… Non lo faccio perché queste cose deve saperle il pediatra.

Se abbiamo un disturbo andiamo da lui senza avventurarci in diagnosi “on-line” che non sono mai la scelta migliore.

Racconto invece quello che “ci fa bene” sapere tutti, per evitare il bisogno di andare dal dottore!

Parliamo allora delle zecche: fanno schifo! Penso che siamo tutti d’accordo.

Vivono per fatti loro nei prati, nei boschi, negli ambienti umidi ricchi di vegetazione ma poiché mangiano sangue (vampire!) si appostano dove possono passare animali e stanno lì pronte per attaccarsi al primo che capita.

Se “l’animale” che passa in questo periodo è un nostro bambino… Loro gradiscono molto il nuovo menù!

Possono stare digiune per tantissimo tempo quindi sanno aspettare con grande pazienza ma alla prima occasione, si attaccano… come zecche!

Sono brave, perché riescono a cogliere con grandissima sensibilità calore corporeo, sudore, odore della pelle, variazioni di anidride carbonica che si emette con la respirazione, movimenti…

Attratte da questi stimoli sanno cogliere l’attimo propizio per attaccarsi e… sedersi comodamente a tavola!

Diversamente dalle zanzare e da altri insetti, in genere, la loro puntura (tranne che in situazioni di ipersensibilità) non fa male perché iniettano una sostanza anestetica.

Questo permette loro di stare ben attaccate senza dare fastidio e mangiare “in santa pace” anche per diversi giorni, finchè non sono completamente sazie.

Il loro addome può gonfiarsi anche di circa cento volte! (Diventano come delle palline!)

E allora: che facciamo?

Semplice! Se ci siamo divertiti nei boschi e a correre tra cespugli e prati (Facciamolo! Ci fa bene!!) quando torniamo, prima di una bella doccia, guardiamo bene la pelle.

Tutto qua.

In particolare osserviamo le zone dove è più liscia, sottile, calda, umida, ben vascolarizzata, poco visibile. Insomma dove si può stare “in santa pace!” (le zecche sanno scegliere il posto migliore per non essere disturbate!)

Quindi guardiamo in particolare: inguine, ascelle, retro delle ginocchia, collo, nuca, dietro alle orecchie, cuoio capelluto, zona ombelicale e lombare.

Come si riconosce una zecca attaccata?

Sembra un bozzettino scuro tondeggiante, ma se si guarda bene si vedono 8 zampette con la testa infilata sotto la superficie della pelle.

Se la troviamo l’istinto è di giustiziarla subito nel più feroce dei modi e di correre in rete a cercare il rimedio per sfuggire all’orrore di chissà quale malattia!

Ma calmiamoci, stiamo sereni e non facciamo cose impulsive.

La prima cosa da sapere è che per infettare una possibile malattia la zecca deve star lì da almeno 24-36 ore.

Quindi se l’abbiamo trovata la sera dopo una bella giornata all’aria aperta il rischio è circa zero.

Quindi con calma dobbiamo solo toglierla. Come si fa?

Mai schiacciarla e mai con le mani!!

Perché?

Perché L’intestino e la saliva della zecca sono il serbatoio dei germi che potrebbe contenere. Meglio che restino dentro dove sono.

Mai ucciderla con rimedi “della nonna” tipo alcool, acetone, ammoniaca, olio, vaselina, burro, fiammiferi, smalto ecc…

Perché?

Perché prima di morire potrebbe rigurgitare e infettare di più. Quando è attaccata meglio non farle male.

E allora come facciamo?

Con una pinzetta sottile tipo quelle per le ciglia, dobbiamo agganciarla delicatamente e tirare in su con una tensione leggera e continua fino a che non si stacchi.

Se si tira violentemente strappando o ruotando, la testa può rimanere dentro la pelle. Meglio quindi essere delicati.

E se dopo averla staccata la testa è rimasta dentro?

La cosa diventa un pochino più difficile. Dobbiamo toglierla perchè comunque, anche se minore, rappresenta un rischio.

Si può fare con un ago sottile, piano (E poi disinfettiamo).

Non è difficile perchè è superficiale, ma se non riusciamo meglio che lo faccia un dottore.

Una volta staccata la zecca (della sua sorte lascio a voi la fantasia ma sarebbe consigliato chiuderla in un barattolo ermetico per un eventuale analisi successiva della serie “non si sa mai!”) si disinfetta la zona, si lavano le mani e la pinzetta con acqua calda e sapone e si va a dormire tranquilli!

Non serve una terapia antibiotica di profilassi se il contatto è stato inferiore alle 36 ore.

Se l’avremo scoperta dopo molto di più o avremo dei sintomi… il dottore ci darà un antibiotico e vivremo comunque felici e contenti.

Il rischio è il non averla cercata, quindi dopo molti giorni non sapere se si è stati punti da zecche e non aver fatto riconoscere dal dottore eventuali segni clinici.

Aver dato cioè il tempo alla infezione di camminare indisturbata dentro di noi (comunque si cura!).

E allora… Nessun allarme e nessuna paura!

Andateci nei prati e nei boschi con i bambini!

E divertitevi insieme!

Basta solo un po’ di semplice attenzione. Come per tutte le cose non guasta mai.

dott. Tommaso Montini, pediatra

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