C’era una volta una bambina che amava danzare. Con le scarpette da ballo e i lunghi capelli raccolti in un morbido chignon volteggiava felice tra una nota e l’altra, sicura che la vita le stesse regalando quanto di più bello potesse desiderare. Nella sua ingenuità credeva che fuori da quella sala da ballo fatta di specchi alle pareti e pavimenti di legno, di odore di pece e di fruscii di tutù tutto fosse armonia e luce. Che i suoi piedi non avrebbero mai inciampato in sassi troppo grandi e le sue mani avrebbero continuato ad ondeggiare tra un sogno e l’altro, proprio come i suoi pensieri al suon di musica.
Quando le sue scarpette lasciarono il posto, di tanto in tanto, ai tacchi a spillo, quella bambina si ritrovò donna, quasi in un lampo. E si accorse che fuori dalla sua sala da ballo c’erano sì armonia e luce, ma anche caos e ombre. Che le emozioni non sempre mettono il cuore in pace e spesso inciampare lascia lividi difficili da guarire. E che le parole, oh le parole, possono essere pugnali e ferire nel profondo, ma anche carezze, pacche sulle spalle, sussurri nel silenzio e abbracci così stretti da togliere il fiato.
Riprese a danzare su nuove strade, intrise di storie. In punta di piedi tra le righe di un quaderno, un passetto alla volta. E decise che avrebbe raccontato “di armonia e luce”, “di caos e ombre”, di lividi difficili da guarire e di emozioni che non sempre mettono il cuore in pace, ma con parole che fossero carezze, pacche sulle spalle, sussurri nel silenzio e abbracci così stretti da togliere il fiato.
Fu così che la bambina che amava danzare iniziò a scrivere le sue “Storie per piccoli cuori” e non smise più, sicura che la vita le stesse regalando quanto di più bello potesse desiderare.