Stamattina ho accompagnato il mio bambino all’asilo e, come ogni lunedì, c’è voluta una razione extra di coccole per convincerlo a entrare.
Per i piccoli è sempre un po’ difficile lasciar andare braccia conosciute, specialmente quelle della mamma, anche se sanno che torneranno a riprenderli presto e nel frattempo si divertiranno tanto.
Mentre ero intenta ad accarezzare, baciare, rassicurare Ismaele, dondolando sulle gambe ad altezza bambino, mi sono ritrovata due braccia attorno al collo.
Ho alzato lo sguardo e ho visto un meraviglioso cioccolatino fondente, liscio e morbido, che mi guardava con i suoi occhietti scuri e profondi.
Mi si è accoccolato in grembo e mi ha abbracciata.
“Come ti chiami?” gli ho domandato.
“Adesso sto meglio!”.
Mi si è gelato e sciolto il cuore nel medesimo istante.
È arrivato da pochi giorni col suo bagaglio di perché.
Chissà quanti baci custodisce nei suoi ricordi, quante carezze lasciate a metà, quanti abbracci che resteranno desideri.
La sua mamma non c’è più.
Non so molto altro di lui, ma mi basta
per immaginare la tempesta che sta sconvolgendo il suo piccolo cuore.
Quanto è potente un abbraccio?
Due gambe sconosciute che si sono fatte seggiola per qualche istante e due braccia che hanno allentato la stretta sul cuore. Per qualche istante, sì, solo qualche istante, giusto il tempo di un abbraccio, giusto il tempo per poter dire “Adesso sto meglio!”.