Tra i miei ricordi più dolci ci sono le storie che raccontava la mia nonna.
Alcune erano brevissime, duravano il tempo del pasto. Mia sorella ed io la ascoltavamo con grande attenzione mentre, tra una pentola sul fornello e l’insalata pronta per essere condita, ci raccontava la storia di Banchetto, del Mangiacristiani e dell’Uccello cantatore.
Altre invece erano così lunghe da intrattenerci per più puntate. Ed erano le nostre preferite perché ci accompagnavano alla nanna avvolgendo le parole con la dolcezza che solo la voce di una nonna poteva regalare.
Era una festa fermarsi a dormire dai nonni, tutti e quattro nel lettone, con nonno che cercava di restare sveglio, ma alla fine si addormentava, e nonna che leggeva, raccontava e leggeva ancora finché anche noi bimbe scivolavamo nel mondo dei sogni.
Spesso i suoi racconti si condivano di aneddoti della sua fanciullezza.
Di quando all’asilo aveva imparato a ricamare oppure di quando aveva interpretato l’Italia nella recita scolastica o aveva approfittato del pisolino pomeridiano per tagliare un ciuffetto di capelli al suo compagnuccio riccio e biondo e se l’era messo in testa.
Qualche tempo fa, mentre mi mostrava la copertina che aveva appena finito di sferruzzare per mia figlia, mi ha guardata con l’imbarazzo di una bimba e mi ha detto: “Mi sono ricordata di una poesia che ho imparato da piccola, vuoi ascoltarla?”.
Io non solo l’ho ascoltata, ma l’ho scritta per non dimenticarla, e adesso la dono a voi. Chissà se qualcuno riconoscerà questi versi e avrà un tuffo al cuore rispolverando un dolce ricordo o semplicemente, proprio come me, immaginerà con tenerezza infinita, sua nonna bambina.
IL MIO VISO
Ecco qua due vispi occhietti
piccolini ma furbetti
questa invece è la bocchetta
chiacchierina e golosetta.
Qui nel mezzo c’è il nasino
importuno e birichino
ai due lati le orecchiette
qualche volta curiosette.
E qui in mezzo il mio pensiero
di segreti e di mistero
e qui dentro in fondo al cuore
c’è la pace e c’è l’amore.